“Il formaggio della sua gente”, è così che ci piace definire lo Strachítunt. Un formaggio prodotto manualmente, dove le competenze delle persone valgono ancora. Sono infatti le persone che hanno reso possibile la rinascita di questo prodotto unico: gli alpeggiatori, gli affinatori, i degustatori, i commercianti, i cuochi, gli amministratori, i sognatori. Tutti hanno creduto nella rinascinata dello Strachítunt.
Lo Strachítunt, da risorsa importante per le famiglie, è diventato oggi lavoro per delle aziende, incentivando i giovani a creare nuove attività nelle valli Taleggio e Brembilla. Quando vent’anni fa è nato il Consorzio per la tutela dello Strachítunt Valtaleggio si pensava soprattutto a tutelare un prodotto, il nome, il contesto e le persone che lo producevano, oggi il Consorzio sogna che lo Strachítunt diventi un valore per il territorio.
Ricordando gli albori della nascita del Corsorzio non si devono dimenticare alcune importanti figure che con dedizione e devozione si sono dedicate a questa causa. I primi a cui dobbiamo la nostra riconoscenza sono i casari “di ieri”, quelle figure dalle competenze inestimabili che hanno fatto da ponte tra il passato e il presente, preservando le competenze e la sapienza di un’arte casearia sull’orlo della scomparsa. Sono stati diversi i casari che hanno continuato a produrre Strachítunt nonostante tutto, anche solo per poterlo consumare con un po’ di polenta, al desco famigliare. Tra loro Guglielmo Locatelli, che ha creduto fermanente nel progetto di rilanciare e riportare in vita un formaggio caduto ormai da decenni nell’oblio. Sono queste figure cardine che hanno tramandato la staffetta della tradizione di un’arte casearia quasi scomparsa alle nuove generazioni.
Certo, è stato necessario anche lo stimolo e la lungimiranza di alcuni imprenditori e le competenze di storici affinatori come Giulio Signorelli, detto Ol Formagér, e Alvaro Ravasio, che hanno stimolato i casari, favorendo la rinascita di questo formaggio alla fine degli anni Ottanta. All’epoca quasi nessuno aveva sentito parlare di Strachítunt, nemmeno gli esperti di Slowfood; proposto da Giulio Signorelli in un laboratorio didattico di Cheese, a Brà, massima kermesse casearia europea, è stato un successo strepitoso. Vent’anni dopo, negli anni Duemila, la storia dello Strachítunt ha un’ulteriore svolta: lo chef stellato Gianfranco Vissani lo ha definito “il formaggio più buono al mondo”. Questa sua così perentoria definizione ha scosso i media e l’opinione pubblica, alimentando la curiosità degli appassionati di enogastronomia e favorendo il continuo afflusso di visitatori nei luoghi di produzione.
Ma oggi i nuovi eroi, coloro che rendono possibile e importante il ruolo dello Strachìtunt come valore per il territorio, sono i giovani e i giovanissimi. I giovani che hanno deciso di portare avanti un’attività ricevuta in eredità, come Fabio dallo zio Aldo, Marco dallo zio Sergio, i Locatelli da papà Guglielmo. Costoro sono figure fondamentali e di riferimento per i ragazzi giovanissimi che stanno investendo per ristrutturare vecchie stalle di famiglia o ne hanno acquistate di nuove, che hanno passato le loro estati in alpeggio, sin da giovanissimi, guidati da maestri esperti e competenti. E non per ultimo i nuovi ragazzi, ancora studenti, che si approcciano ai primi anni d’alpeggio e mostrano passione e voglia di fare, pensando già al loro futuro in valle come allevatori.
Con spirito imprenditoriale nelle valli Taleggio e Brembilla si punta al miglioramento della qualità, nel tentativo di ottenere latte sempre migliore per un formaggio sempre più buono. Questi sono anni importanti e forse è uno dei momenti più belli per lo Strachítunt, di sicuro il migliore che si possa ricordare: conosciuto, amato nella sua particolarità e unicità, ha ottenuto importanti premi che sono lo specchio dei risultati conseguiti grazie alla valorizzazione della qualità, all’impegno e alle competenze maturate dai giovani, che oggi sono maestri. La staffetta che dal passato è giunta al presente, è oggi nelle mani di questi ragazzi e, grazie ad un contesto territoriale d’eccezione e competenze legate ad una tradizione ancora viva, più brillante che mai.