“Il successo dello Strachítunt è la conferma del buono che stiamo facendo”
Giovanni Arrigoni, il padre di Tina e Marco Arrigoni, era un bergamino transumante.
Caricò per diciotto anni l’alpeggio ai Piani di Bobbio con la famiglia, un ricordo che ancora oggi commuove Tina che, bambina, vi rimaneva d’estate con le sue sorelle.
Quando la maggior parte delle aziende della Val Taleggio hanno smesso di raccogliere e stagionare gli stracchini dai bergamini, Giovanni ha intrapreso l’attività di commerciante stagionandoli in cantine di cemento sotto casa e rivendendoli nelle cascine di pianura dove si erano trasferite parecchie famiglie delle nostre valli. Tina e Marco ricordano che il papà “aveva una relazione fortissima con loro. Quando passava con il suo camioncino per le consegne per prima cosa andava in stalla”. Visitare le stalle significava prestare attenzione al loro lavoro, e Tina e Marco sono cresciuti imparando proprio questo: avere rispetto del lavoro degli altri per chieder rispetto del proprio.
Marco Arrigoni, ci racconta: “L’innovazione della nostra azienda sta principalmente cemento e scavati nella montagna. L’utilizzo poi di casse in legno e tele di cotone, dove far riposare i formaggi, completano la scelta di utilizzare esclusivamente materiali naturali”. Quindi ambienti simili ai locali dove stagionava il loro padre, ma che oggi si trovano all’interno di una struttura moderna e che garantisce una situazione igienico-sanitaria altissima. “L’innovazione deve esserci sempre” sottolinea.
“Quando un formaggio entra in azienda lo controlliamo, per sapere com’è e per potergli dare una giusta strada”. Per Tina non basta che un prodotto sia nostrano o Dop, deve essere sano e rispettare le sue caratteristiche basilari: è sulla base di questo concetto che viene portata avanti anche la stagionatura dello Strachítunt. Marco concorda: “Ovviamente partire da buoni prodotti lavorando seriamente non può che portare a risultati eccellenti. Oggi si fa fatica a trovare casari che pongano davvero attenzione alla qualità. Cerchiamo di creare prodotti fatti con genuinità e stagionati qui nel miglior modo possibile”.
Uno degli obiettivi principali di casArrigoni, l’azienda di famiglia, è l’impegno di sostenere le attività della valle, affinché possano continuare a crescere, “portando i prodotti in mercati dove c’è attenzione e rispetto per le tradizioni”. Tina prosegue: “L’azienda si è sempre confrontata con il suo territorio, la Val Taleggio, facendo propria la sua storia, la sua realtà e la sua cultura”.
Marco sottolinea che un altro motivo fondamentale per rimanere in valle è certamente il suo microclima: “Qui, ed è il bello di questo lavoro, c’è un microclima che ci aiuta parecchio volendo fare lavorazioni di qualità. Anche gli ambienti naturali aiutano a regolare lo sviluppo di muffe che ci sono d’aiuto per trasmettere profumi e sapori unici”.
I sogni a casArrigoni sono tanti e, a volte, anche diversi.
Marco sogna una continua innovazione anche attraverso l’acquisizione di un caseificio, non necessariamente in Val Taleggio dove già ce n’è uno, per partire dalla materia prima e creare dei prodotti con cura.
Il sogno di Tina è quello di mantenere viva la storia della valle e portarla in giro per il mondo: “Il valore delle tipicità è una grandissima ricchezza, che va comunicata oltre che salvaguardata. Il Consorzio per la tutela dello Strachítunt ha contribuito moltissimo nella realizzazione di questo sogno, perché ha permesso di avere più riconoscimento, e perché si impegna affinché possa proseguire l’attività degli allevatori in valle, dove ci sono piccole strutture, e per mantenerle sono necessarie le energie di tutti. Fondamentale sarà fare in modo che la vita dei giovani allevatori sia decorosa qui come altrove, perché possano confrontarsi con la società moderna”.
Quello che casArrigoni si è sempre proposta di fare è di non interrompere la catena che lega la tradizione all’innovazione, lavorando accanto agli allevatori che oggi sono anche giovani e intraprendenti. La gioia di Tina è di essere riuscita a trasmettere la passione a suo marito e alla figlia Adele: “Lei è giovane e preparata. Ha strumenti e conoscenze diverse da me, e vedo in lei la mia storia che si rigenera in forme diverse. I giovani sono portatori del loro tempo”.
Ma, come sostiene Marco, “imparare a diventare uno stagionatore e affinatore non è semplice, bisogna essere portati, sono cose che si devono sentire. Non tutti i prodotti sono simili e la bravura dello stagionatore è nel saper gestire prodotti con diverse problematiche, facendo valutazioni e prendendo decisioni sul momento. Bisogna avere l’amore per farlo. La presenza di tanti giovani in azienda ci rassicura, perché se c’è qualcuno che ha delle doti ha più tempo per esprimerle”.
I fratelli Arrigoni e il marito di Tina, Alvaro Ravasio, quando hanno preso in mano le redini dell’azienda hanno dovuto dare un’impostazione diversa da quella del padre, perché diversi erano i tempi. Ma la relazione con gli allevatori della valle si è sempre mantenuta fortissima e quando è stata creata la Cooperativa Agricola Sant’Antonio di Vedeseta, che raccoglie e trasforma oggi il latte della grande maggioranza degli allevatori, subito sono stati pronti a mettere a disposizione competenze, informazioni, materiali. “Con la Cooperativa c’è un legame fortissimo – ribadisce Tina -, perché sappiamo che è una realtà importantissima per la valle e per i suoi prodotti”.
Fotografie di Luca Argenton e Marco Mazzoleni
Testo e interviste realizzati da Sara Invernizzi